Anziani2018-12-04T09:07:24+00:00

Area Anziani

L’invecchiamento può essere spiegato come un processo di modificazione di un organismo in funzione del tempo.
L’invecchiamento normale viene sempre diversificato da quello patologico, ovvero da quello caratterizzato dalla presenza di malattie organiche croniche o meno che prevede la presa in carico di più professionisti perché sono presenti maggiori e diversificati bisogni.
L’allungamento dell’aspettativa di vita pone gli studiosi della psicologia dell’invecchiamento a prestare attenzione ai cambiamenti che questa fase della vita porta con sé, al fine di favorire quello che viene chiamato successful aging ovvero invecchiamento vincente (Baltes e Baltes, 1991).
I cambiamenti che riguardano la terza età sono molti e innumerevoli e riguardano:
– gli aspetti sensoriali (la vista e l’udito non sono più così acuti come prima);
– quelli sociali (pensionamento e riduzione della rete sociale e progressiva perdita delle persone intorno);
– gli aspetti cognitivi (si riducono i tempi di reazione, l’attenzione, la memoria, il linguaggio e le abilità visuo-spaziali);
– quelli emotivi (espongono l’ospite a una vulnerabilità emotiva maggiore davanti alla presenza di problemi grandi e piccoli).

Perciò, e per tutti i cambiamenti elencati, l’attenzione dei clinici che si occupano della terza età si concentra sull’individuazione delle risorse carenti e sul potenziamento delle stesse al fine di garantire un invecchiamento di successo così da migliorare la qualità di vita dell’individuo.
Gli interventi che lo psicologo della terza età può proporre sono diversi e hanno tutti l’obiettivo generale di migliorare la qualità di vita dell’individuo.

I nostri servizi

La visita psichiatrica viene effettuata esclusivamente da medici con esperienza nell’ambito della salute mentale e si pone lo scopo di individuare la presenza di un disagio psichico ed impostare la terapia più idonea a risolverlo o a contenerlo.
La visita ha una durata di circa 30 minuti e si svolge attraverso un colloquio individuale, al quale possono occasionalmente partecipare anche i familiari, se ritenuto opportuno dallo psichiatra e dal diretto interessato.
Al termine della prima visita può essere formulata una diagnosi oppure può essere necessario un ulteriore approfondimento attraverso altri colloqui.
Una volta formulata la diagnosi viene proposto un trattamento terapeutico che può consistere in una terapia farmacologica o in terapie di natura psicologica o educativa.
In caso di prescrizione farmacologica, e per tutta la durata della stessa, sono previsti incontri di controllo con una frequenza che viene stabilita di comune accordo dallo psichiatra e dall’utente (in genere inizialmente si predilige una frequenza mensile, che poi si dirada qualora le condizioni psichiche rimangano stabili).

Il colloquio psicologico è uno strumento di conoscenza, indagine e valutazione che utilizza l’incontro e la comunicazione per comprendere e aiutare una persona che si affida alla competenza e professionalità di uno Psicologo clinico; durante il colloquio psicologico, il professionista ascolta, presta attenzione al motivo della richiesta di aiuto e raccoglie informazioni per conoscere la persona e per formulare, al termine del percorso conoscitivo, un’ipotesi di trattamento, che viene poi proposta al paziente.

Si rivolge a persone, che dopo aver effettuato una valutazione emotiva, intendono ridurre e migliorare lo stato emotivo che sia stato valutato come ridotto e disfunzionale.
Consiste in una serie di colloqui psicologici effettuati in contesto individuale (psicologo- paziente) della durata di circa 50 minuti cadauno.
Si possono usare diverse tecniche: dal riconoscimento dei pensieri disfunzionali e la modificazione degli stessi, al potenziamento di alcuni aspetti carenti che possano di conseguenza migliorare l’umore oppure all’accettazione del sé anche se in questa fase di vita.
Il numero e la frequenza degli incontri viene concordata con il professionista.

Si rivolge a persone, che dopo aver effettuato una valutazione emotiva, intendono ridurre e migliorare lo stato emotivo che sia stato valutato come ridotto e disfunzionale.
Consiste in una serie di colloqui psicologici effettuati in contesto di gruppo della durata di circa 90 minuti cadauno.
La partecipazione al gruppo viene effettuata previo consenso del paziente.
Gli incontri vengono effettuati a cadenza settimanale e possono essere usate diverse tecniche psicologiche a seconda della natura e delle necessità dei partecipanti.
Il gruppo, in questo contesto, si pone come elemento principale per lo sviluppo degli aspetti carenti e come luogo dove poter condividere il proprio vissuto in uno spazio non giudicante. Inoltre aiuta a stimolare alcuni aspetti sociali che possono essere responsabili del malessere.
Il numero di partecipanti viene stabilito dal professionista in base alla tipologia di intervento attuato (generalmente da 4 a 12 persone).

Si rivolge a persone che notano dei cambiamenti nelle abilità cognitive quali la memoria, l’attenzione, l’orientamento, il linguaggio (es. non ricordo dove ho messo gli oggetti, mi sfuggono i nomi delle cose). Lo screening può essere fatto dai 55 anni in poi.
Consiste nell’esecuzione guidata dal neuropsicologo di alcuni test, che possono essere proposti in forma cartacea o in forma computerizzata e prevedono degli esercizi che hanno l’obiettivo di esplorare l’efficienza delle funzioni cognitive nell’individuo.
La valutazione neuropsicologica viene effettuata in un contesto individuale in cui sono presenti solo lo psicologo e il paziente testato.
La somministrazione testistica prevede generalmente due o tre incontri della durata di 60/90 minuti l’uno, anche se in condizioni particolari può essere prevista una personalizzazione degli incontri in base alle esigenze individuali.
Prima o dopo l’esecuzione dei test viene effettuato un colloquio con i familiari per raccogliere informazioni sulle autonomie nelle abilità di vita quotidiana o sul funzionamento comportamentale della persona in valutazione.
Alla fine della valutazione neuropsicologica e della raccolta dei dati, i dati raccolti vengono analizzati comparandoli con l’età e la scolarità delle persone della stessa età del soggetto così da poter capire se è presente o meno una difficoltà nella funzione cognitiva analizzata.
Tutte queste informazioni vengono poi inserite nel referto o nella relazione finale consegnato al paziente e/o al familiare durante un colloquio di restituzione, che avviene generalmente due settimane dopo la valutazione. Durante questo colloquio potranno essere avanzate delle proposte di potenziamento cognitivo o suggeriti percorsi terapeutici adatti alle esigenze emerse.

Si rivolge a persone che notano dei cambiamenti negli aspetti emotivi, che si sentono particolarmente infelici o ansiose oppure che appaiono apatiche o irritabili. La valutazione viene fatta anche per qualsiasi tipo di cambiamenti nell’emotività e nella personalità osservabili dai familiari dell’assistito.
Lo screening può essere fatto a tutte le persone che percepiscono questi cambiamenti.
Consiste in colloqui psicologici individuali della durata di circa 50 minuti caratterizzati da domande aperte, eventualmente integrati dalla somministrazione di questionari specifici che esplorano le aree problematiche.
Il numero e la frequenza dei colloqui vengono stabiliti sulla base delle esigenze personali e potrebbe includere un incontro con i familiari di riferimento per completare la raccolta delle informazioni necessarie.
Al termine della fase di valutazione viene effettuato un ultimo incontro di restituzione nel quale vengono comunicati i risultati ed eventualmente proposto un percorso terapeutico personalizzato.

In caso di persone impossibilitate a muoversi dal proprio domicilio (anche in caso di ricovero in strutture sanitarie o di accoglienza) è possibile programmare un intervento domiciliare che può comprendere tutte le prestazioni proposte a livello ambulatoriale.
Può anche includere un intervento volto a valutare l’ambiente di vita ed eventualmente a suggerire modifiche o adattamenti pratici al fine di rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni dell’interessato.

Si rivolge ai familiari o alle persone che direttamente si occupano del sostegno assistenziale, emotivo e pratico dei propri cari (ufficialmente denominati care-givers). Prendersi cura non è sempre facile e spesso appare utile chiedere aiuto per gestire al meglio lo stress fisico ed emotivo che la situazione potrebbe creare.
La prima fase consiste in una valutazione dei bisogni e delle difficoltà riscontrate nell’assistenza alla persona malata, attraverso colloqui psicologici individuali della durata di circa 50 minuti.
Durante l’incontro vengono esplorati i vissuti emotivi al fine di valutare la condizione emotiva del caregiver attraverso colloqui psicologici ed eventuali somministrazione di test o questionari.
In base ai bisogni emersi durante la fase di valutazione possono essere proposti successivamente degli interventi di supporto psicologico individuale o di gruppo e/o di psico-educazione.

Introduzione
In Italia circa l’80% delle persone colpite da demenza sono assistite a casa da familiari. I membri della famiglia, diventati caregiver, assumono un ruolo, quello dell’accudimento (caregiving) per il quale sono impreparati e non formati.
Il prendersi cura di una persona affetta da demenza è stressante e i caregivers di pazienti affetti da demenza accusano spesso disagio psicologico inteso come ansia e/o depressione, deterioramento della salute fisica, isolamento sociale e diminuzione del tempo da dedicare ai bisogni personali e ad altri ruoli familiari, genitoriali, professionali.
Da diversi anni è stato dimostrato che partecipare a gruppi di sostegno e a counselling individuale e/o familiare riduce drasticamente i sintomi depressivi. (Mittelman e coll., 2004).
L’intervento sui parenti che si prendono cura dei malati riduce inoltre la proporzione dei pazienti che vengono inseriti in casa di riposo (Eloniemi-Sulkava e coll., 2001).
il lavoro di gruppo con i caregivers è visto come un’occasione per riflettere sulla situazione assistenziale, per acquisire e rafforzare competenze ed autonomia.

A chi è rivolto?
A tutte le persone che hanno un familiare con demenza o disturbi cognitivi.

Obiettivi
Lo scopo generale del gruppo dovrebbe essere sostenere i partecipanti offrendo informazioni utili, dando l’opportunità di scambiare esperienze ed emozioni offrendo alternative nell’affrontare i problemi che incontreranno.
Lo scopo ultimo è ridurre le conseguenze negative dell’assistenza e promuovere la salute ed il benessere.

Obiettivi specifici per il caregiver:
1. Trasmettere conoscenze e competenze specifiche sulla malattia per prendersi cura contemporaneamente di se stessi e del pz
2. Fornire strumenti per poter comprendere e gestire situazioni critiche
3. Insegnare a cogliere il significato dei cambiamenti in atto
4. Dare spazio all’elaborazione dei vissuti e delle emozioni connesse al caregiving (riduzione stress, ansia e sintomi depressivi).

Contenuti e modalità:
– gestire la vita quotidiana: miglioramento dei canali comunicativi in base alle difficoltà e risorse del malato nei vari stadi di malattia.
– gestire il comportamento: capire i comportamenti come spie di situazioni di disagio più profondi e imparare strategie per affrontarli.
– gestire il proprio benessere: miglioramento della consapevolezza del proprio ruolo e della cura di sé.
– gestire le risorse: favorire occasioni di mutuo aiuto.

Il corso si compone di 10 sedute di circa un’ora e mezza ciascuna in piccolo gruppo. Gli incontri prevedono sia la formazione con l’aiuto di uno psicologo esperto in materia, sia il sostegno e l’interazione tra i membri.

TRAINING COGNITIVO
Si rivolge a persone, che dopo aver effettuato una valutazione neuropsicologica, intendono potenziare alcune funzioni cognitive che sono risultate sotto la norma con lo scopo di migliorare il proprio funzionamento cognitivo e di conseguenza quello psico-sociale.
Consiste in una serie di incontri in contesto individuale o di gruppo (valutazione del professionista in accordo con il paziente) della durata di 60 minuti circa, durante i quali verranno effettuati degli esercizi con carta e matita o computerizzati, al fine di allenare il più possibile le funzioni che appaiono meno efficienti.
In alcuni casi vengono assegnati anche degli esercizi da eseguire al domicilio autonomamente o con il supporto dei familiari.
Il numero totale di incontri (minimo 15) dipende dalla funzione cognitiva da rinforzare e dalle capacità dell’individuo.

“LA PALESTRA DELLA MENTE”
Perché partecipare al corso?

È risaputo ormai da tempo che con l’età il cervello va incontro a complesse modificazioni biologiche che si accompagnano ad un progressivo calo dell’efficienza cognitiva.
Diversi studi hanno dimostrato che l’incidenza della demenza è inferiore nei soggetti impegnati nel loro contesto ambientale ed in attività intellettualmente stimolanti di varia natura. L’Associazione Alzheimer, infatti, ha stimato che l’inizio della malattia potrebbe essere ritardata di 5 anni in seguito ad un intervento cognitivo di successo.
Ad oggi la maggior parte delle ricerche hanno riconosciuto la notevole efficacia che il training cognitivo ha nel ripristinare un’adeguata efficienza intellettiva, non solo nel dominio della memoria ma anche nelle attività della vita quotidiana.
Quindi un’attività cognitiva costante proteggerebbe dal decadimento cognitivo sia perché l’esercizio rinforzerebbe alcune abilità rendendole più efficienti e meno vulnerabili, sia per una compensazione dei processi cognitivi residui.

Obiettivi:
Gli obiettivi che ci poniamo con il gruppo di stimolazione cognitiva sono:
– Informare circa il funzionamento della memoria
– Allenare e stimolare funzioni cognitive specifiche
– Illustrare e insegnare mnemotecniche
– Supporto e ascolto delle difficoltà di memoria e del disagio associato

Contenuti e metodo:
Il corso si compone di 10 sedute di circa un’ora e mezza ciascuna in piccolo gruppo.
Accanto ad esercizi pratici che avranno come focus le diverse funzioni cognitive saranno previsti momenti di discussione di gruppo e di educazione alla salute mentale.

I disturbi

Chiamata a volte demenza senile o morbo di Alzheimer.
E’ una patologia tipica dell’età senile (raramente insorge prima dei 60 anni) e colpisce entrambi i sessi.
In alcuni casi è possibile identificarne la causa (vascolare, traumatica…), ma in ogni caso si tratta di una malattia degenerativa.
La sintomatologia che la caratterizza è multiforme e può cambiare con l’evoluzione dello stato patologico.
Le funzioni maggiormente interessate sono quelle cognitive, cioè quelle che permettono di interagire con l’ambiente esterno.
Tra i sintomi principali si riscontrano deficit della memoria, del linguaggio, dell’attenzione, disorientamento spaziale e temporale, confusione, agitazione psicomotoria, incapacità di controllare gli impulsi, disinibizione, anomalie comportamentali, insonnia, aggressività, perdita di autonomia.
La terapia mira a ridurre l’impatto dei sintomi sulla qualità di vita della persona, attraverso l’uso di farmaci, la neuroriabilitazione, la stimolazione cognitiva (training cognitivo), la terapia occupazionale o altre terapie riabilitative (musicoterapia, pet therapy, arteterapia).
In alcuni casi è utile un intervento di supporto ai familiari.

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